- Palenque, Rovine, Cascate Roberto Barrios
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- Rovine di Palenque con jungla, Cascate Roberto Barrios
Messico: cosa vedere in un giorno a Palenque e itinerario in sintesi
Abbiamo visitato Palenque, durante il nostro on the road in Messico, come ultima tappa nella regione del Chiapas. Vi abbiamo passato due notti e un giorno intero, dedicato alla visita delle bellissime rovine, dei dintorni e della cittadina, che non ci ha entusiasmato. Abbiamo raggiunto Palenque in auto dalla zona di Yaxchilan, dopo quasi cinque ore di auto e pernottato all’hotel Maya Tulipanes. Un comodo appoggio dove dormire, dotato anche di piscina e parcheggio interno gratuito.
Palenque: la suggestiva visita alle rovine Maya e un assaggio di jungla messicana
In una giornata di caldo super umido, arriviamo alle rovine di Palenque. Sono immense. All’ingresso contrattiamo con una guida locale non solo il classico tour per le rovine ma, anche una parentesi nella jungla circostante. Visitiamo subito la zona archeologica con il Palacio, l’area dedicata al gioco della pelota, il Tempio De Las Inscripciones, tomba del Re Pacal, ultimo monarca di Palenque e quello della Regina Rossa. Impressionante è sentir raccontare che tutto, compreso il Tempio de Las Inscripciones, il più alto del sito, era interamente ricoperto di jungla fino a quando non iniziarono le esplorazioni alla fine del 1700. Le rovine di Palenque ci piacciono molto e ci catturano. Riusciamo a goderci la visita nonostante il gran caldo. Il consiglio è di arrampicarsi sul tempio e di godersi dall’alto il panorama sull’intero parco. L’atmosfera è molto suggestiva, grazie alla florida vegetazione circostante che abbraccia le rovine. Dopo averle visitate, ci addentriamo nella jungla, la parte della visita che, forse, più ci strega e ci sorprende. Imboccato un percorso nascosto, piombiamo improvvisamente nel mezzo di fitta vegetazione, rigogliosa e silenziosa. Non sembra assolutamente di essere a due passi da uno dei siti Unesco più visitati del Messico. Seguiamo sentieri scoscesi e coperti da arbusti di ogni tipo che, a stento, ci lasciano intravedere il cielo. Passiamo vicino ad alberi secolari e liane che sembrano altalene. Varchiamo un fiumiciattolo e proseguiamo tra piante tropicali. Tutto per cercare di avvicinarci il più possibile alle famose scimmie urlatrici.
Nella jungla di Palenque: in Messico alla ricerca delle scimmie urlatrici
Ne avvertiamo qualcuna in lontananza ma, ci spiega la guida, è difficile avvicinarsi molto. Si accorgono infatti della presenza umana e si spaventano, nonostante le loro urla non sembrino affatto di paura. Più ci addentriamo e più manteniamo un religioso silenzio. Iniziamo infatti a sentire le scimmie e, per trovarle e cercare di vederle, andiamo solo ad orecchio. Un’esperienza incredibile ed emozionante! Anche il calpestio di un rametto può compromettere la nostra missione e farle scappare, stiamo davvero attentissimi. Procediamo con il naso all’insù ascoltando solo la natura che ci guida. La cosa straordinaria, man mano che le ascoltiamo, è che da i loro versi non sembrano scimmie. Se non ce l’avessero detto infatti, avremmo pensato a dei felini. Improvvisamente ci siamo. Sono lontanissime perché gli alberi sono davvero molto alti e le bestioline si trovano in cima. Urlano e urlano. Ci spiega la guida che stanno “chiacchierando” con un altro branco di scimmie più in là che noi però non vediamo. Ascoltiamo e ascoltiamo, filmiamo quanto riusciamo in silenzio, quasi trattenendo il respiro.
Non vorremmo mai andarcene ma le scimmie decidono di spostarsi. Ancora stupiti, torniamo pian piano indietro, trovando tra le diverse piante anche aloe, arnica e animaletti variopinti. Sulla strada del ritorno, ci viene mostrato una piccola costruzione di cui è stato liberato solo un ingresso. I fondi per gli scavi, ci dice la guida, non ci sono e quindi, probabilmente, stiamo calpestando non uno, ma diversi templi maya sommersi dalla vegetazione. Anche questa cosa ci fa emozionare. Sembra assurdo che ci sia ancora così tanto da scoprire e ci sentiamo un po’ Indiana Jones. Da un altro sentiero sperduto, rispuntiamo nel bel mezzo del sito archeologico e salutiamo la nostra guida. Dopo un breve giretto tra le bancarelle, fuori dal sito, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso…il gommista. Una cosa è certa però: Palenque e la gita nella jungla rimarrà una delle tappe del viaggio in Messico che non dimenticheremo e che non smetteremo mai di consigliare!
Nei dintorni di Palenque: la sorpresa delle cascate Roberto Barrios
Cambiata la gomma, presi dal forte caldo, ci dirigiamo verso le cascate Roberto Barrios. Non presenti sulla Lonely ma, super consigliate dai forum, ci incuriosiscono. Lasciamo l’auto all’inizio di uno sparuto villaggetto, mettiamo il costume e, dopo aver pagato un ingresso simbolico (20 pesos circa), seguiamo il sentiero. La scelta merita decisamente. Dopo un primo salto, di piccole dimensioni, scendiamo un po’ di più e arriviamo al terzo. Bello, grande, con una corrente che quasi quasi ti trascina via. L’acqua è fresca e ci rigenera dal gran caldo. Se si riesce a superare il punto dove la corrente è più forte, si arriva sotto una cascatina. Un luogo ideale per qualche foto romantica 🙂 I ragazzini del luogo, si avventurano in apnea verso una grotta appena sotto la cascata. Noi però, non rischiamo e non li seguiamo, nonostante ci dicessero ne valesse la pena.
Il bello di questo posto è che, ad ogni salto, anche in quelli più in basso, c’è pochissima gente. La cascata infatti sembra poco conosciuta e frequentata. Dove c’eravamo fermati noi, a parte dei locals, c’erano solo 3 coppie di turisti. Un vero paradiso. Non vorremmo mai andarcene ma, alla fine presi pure un pochino dai morsi della fame, ci asciughiamo e prendiamo la via del ritorno.
Palenque by night: una passeggiata serale non entusiasmante
Tornati in albergo e docciati, usciamo per l’afosissima Palenque. Ormai siamo quasi abituati a diventare subito appiccicaticci appena si lascia l’aria condizionata. Seguendo i consigli della Lonely Planet, ci fermiamo dal ristorante Las Tinajas, a pochi passi dalla piazza della chiesa. Una cena che, a conti fatti, non ci è piaciuta. Porzioni immense, un po’ papocchie e pesanti. Rimaniamo abbastanza delusi. Prima di tornare in albergo, anche per camminare un po’ dopo la cena poco leggera, seguiamo le persone che camminano sulla discesa transennata che culmina con un luna park. Finiamo nel bel mezzo di una festa locale dove, a farla da padrone, sono i venditori di pentole e di altri articoli per la casa che animano la fiera, proponendo la loro merce con megafoni e trombette, tanto da non riuscire neanche a parlare. Osserviamo divertiti le tecniche di vendita di questi commercianti. Superano di gran lunga quelle dei nostri mercatini rionali, dove a volte, pensavo di aver visto tutto il possibile, e invece no. 😀 A parte la festa, la cittadina non offre particolare vita notturna e andiamo via senza remore, in vista anche della partenza del giorno dopo.
2 commenti
valeria · 26 Ottobre 2019 alle 3:37 PM
Quello in Chapas è forse il viaggio più emozionante tra i tanti, anche avventurosi, che ho fatto. Descrivi bene quella sensazione di immensa meraviglia nel vedersi comparire di fronte nella jungla le rovine fantastiche di Palenque, e nel rendersi conto che è solo una piccola parte di ciò che è ancora sommerso. Cascate e cenotes, scimmie urlatrici, mercati etnici coloratissimi, è tutto una sorpresa che resta nel cuore.
Ela · 18 Novembre 2019 alle 8:40 AM
Ciao Valeria, per me credo sia stata la parte del nostro viaggio in Messico più bella e affascinante. é un tour che consiglio sempre, soprattutto con l’auto al seguito 🙂