Due giorni ad El Chalten: itinerario in sintesi e come organizzare il trekking

Prima tappa del nostro on the road in Patagonia è stata El Chalten, definita da molti, a giusta ragione, la capitale argentina del trekking. Qui avendo solo due giorni a disposizione, ci siamo dedicati ai percorsi di trekking principali, quello per il Fitz Roy e per la Laguna Torre. Almeno due notti però sono un tempo ideale per esplorare con più tranquillità i sentieri. Lungo i trail, battuti e segnalati benissimo, abbiamo trovato persone di tutte le età, anche con bambini piccolissimi. Non li abbiamo trovati particolarmente difficili ma, è consigliabile un minimo di allenamento. Abbiamo raggiunto la cittadina da El Calafate, dove siamo arrivati la sera prima con un volo interno di Aerolineas Argentinas. La mattina seguente siamo partiti alla volta di El Chalten dopo aver ritirato l’auto a noleggio all’aeroporto. Una piccola dritta: noi avevamo scritto diverse mail direttamente all’agenzia dove avremmo ritirato l’auto, indicando che avremmo attraversato il confine con il Cile e che quindi avevamo necessità delle relative autorizzazioni. Al momento del ritiro, questa cosa era completamente sconosciuta. Per fortuna, mostrando gli scambi di mail, siamo riusciti ad avere un’auto con le autorizzazioni necessarie ma, di categoria inferiore. Il suggerimento è di chiamare direttamente almeno una settimana prima dell’arrivo in quanto, per tali autorizzazioni, sono comunque necessarie un paio di settimane. 

La magica Ruta 40 e la via de Los Glaciares

Inizia così il nostro viaggio on the road in Patagonia. Tanta è l’emozione di trovarsi finalmente in queste terre e sulle magica ruta percorsa da Chatwin nel suo “In Patagonia”. La strada è ben asfaltata e le indicazioni chiare. Il primo tratto di Ruta 40 attraversa zone piuttosto brulle dove, in alcuni punti, le pareti rocciose sembrano canyon. Subito ci rendiamo conto del vento fortissimo che, in alcuni momenti, quasi sposta l’auto. Aldilà di questo, la strada è libera e ci sono poche auto anche nel senso opposto di marcia. Il tragitto prosegue attraversando la steppa patagonica: una terra arida dal colore giallino per lo più, con qualche sparuta macchia di verde, il nulla davanti e l’orizzonte che solo a tratti è nitido. Una volta imbocchata la Ruta del Los Glaciares, con il Lago Argentino in lontananza di un blu intenso come in una cartolina e le montagne innevate, l’emozione di aver davanti agli occhi tutto ciò, così come me l’ho sempre immaginato, è forte da commuovermi. 

Ci fermiamo nel primo punto panoramico e il vento è così forte che ci trascina quasi via. Mai sentito così, ma non sarà la prima volta in Patagonia. In lontananza gruppi di guanocos che pascolano felici e, soprattutto, liberi. Li incontriamo lungo tutta la strada che conduce a El Chalten e iniziamo a capire che sarà uno dei tratti distintivi della Patagonia. Animali nella più completa libertà, che pascolano sereni senza curarsi di noi. In uno dei vari mirador nei pressi dell’ingresso al Parco de Los Glaciares, avvistiamo un volpina delle nevi. Sta lì, immobile, a fissarci con le vette innevate e il lago alle sue spalle. Le montagne dalle punte aguzze, tipiche della zona, si avvicinano pian piano, fin quando non arriviamo all’ingresso, punto in cui le abbiamo davanti a noi in tutto il loro splendore. Esser qui non mi sembra vero. Dopo il rifornimento di benzina, da un signore che la vende sfusa, giungiamo nel paesino di El Chalten verso mezzogiorno, dopo un paio di ore di macchina.

Arrivo ad El Chalten e inizio dell’avventura patagonica: trekking verso il Fitz Roy

Il paesino è davvero piccolino e formato da diverse casette in legno e lamiere colorate, circondate da verdi montagne. Il nostro alberghetto, Hosteria Kaulem, è a due passi dal centro e molto carino. Tutto in legno, nuovo e dotato di tutti i comfort, ha una spaziosa sala d’ingresso adibita a bar/ristorante con camino. Posate le valigie, la ragazza della reception, molto gentile, ci mostra le mappe dei sentieri che partono tutti dal centro città e ci consiglia quali percorrere. Siamo arrivati in una giornata inaspettatamente di gran sole e cielo super limpido e perciò, suggerisce di approfittarne e di percorrere il sentiero verso Fitz Roy e Laguna Capri. Ascoltiamo il suo consiglio e, dopo il rifornimento di acqua e una sorta di pane pizza locale come pranzo, lasciamo l’auto al parcheggio e partiamo. All’inizio di ogni trail, sono presenti tutte le indicazioni e la mappa. Subito ci rendiamo conto che i sentieri sono ben battuti e segnalati. Sul tragitto incontriamo persone di ogni età: anziani, giovani da soli o in gruppo e famiglie con bambini. L’assenza di altitudini importanti, nonostante il dislivello possa essere in alcuni tratti significativi, rendono questi percorsi adatti ai più, in buone condizioni di salute. Dopo un primo tratto in salita, giungiamo al primo mirador quello di Rio de Las Vueltas. Qui le montagne si aprono verso una valle verde e rigogliosa attraversata dall’omonimo fiume che prosegue oltre l’orizzonte, accompagnato dalle vette innevate. Anche se assolato, il sentiero si riesce a percorrere in tranquillità senza soffrire il caldo, merito della stagione, ideale per il trekking. 

Inoltre è molto pulito e ben tenuto. Lungo tutto il percorso incontriamo alberi molto chiari che sembrano quasi morti e aridi. Dopo il mirador, il trekking diventa leggermente più pendente e ci si immerge nella parte boscosa. Più si cammina e più il Fitz Roy si avvicina con le sue guglie, subito riconoscibili e uniche. Dopo il Mirador del Fitz Roy, giungiamo così a Laguna Capri, primo vero e proprio punto panoramico dove ammiriamo sua maestà in tutta la sua interezza. Ci sono pochissime nubi e riusciamo a contemplare la vetta, con il cielo più azzurro che mai come sfondo. Ai suoi piedi, una vegetazione verde e viva circonda Laguna Capri insieme con un lago dai toni intensi del blu e del verde, e un’acqua così trasparente che verrebbe quasi voglia di farsi il bagno. Il sentiero prosegue verso il punto più scenografico, Laguna Los Tres e il Glaciar Piedras Blancas. Noi purtroppo per un problema alla caviglia, desistiamo con grande sconforto. Un ottimo motivo per ritornarvi 😉 Nel frattempo però ci godiamo la bellezza di questo luogo, il suo silenzio e l’immenso Fitz Roy davanti a noi. Dopo la pausa rigenerante, ripercorriamo al contrario i 4km dell’andata e, in poco meno di un’ora, raggiungiamo il parcheggio. 

Dove cenare tra trekkers ed escursionisti

Dopo una doccia usciamo per cena verso le 8:00 anche se sembra pieno giorno. Scegliamo di fermarci da La Cerveceria, posticino molto carino e vivace, in stile baita. Assaggiamo il locro, una zuppa argentina a base di fagioli, cotiche e verdure e una fetta di manzo condita con una salsa simile alla nostra genovese. Accompagniamo il tutto con delle ottime birre artigianali che ci piacciono molto. Di sera El Chalten è molto viva e popolata da escursionisti di diverse età che si fermano a bere una birra in allegria fuori i vari localini. In quest’atmosfera così vivace, chiudiamo in bellezza la nostra prima giornata di trekking, con un dolcetto e un assaggio di amaro locale, Tia Maria.

Seconda giornata a El Chalten: il trekking alla Laguna Torre

Ci svegliamo alla buon ora e, dopo aver comprato un pranzo al sacco da un simpatico salumiere, partiamo alla volta del secondo e ultimo trekking che faremo in zona: il sentiero verso il Cerro Torre. Il percorso inizia direttamente in paese a due passi dal nostro albergo. Oggi l’obiettivo è arrivare fino alla fine dei 9km! Il tempo per fortuna è un pò nuvoloso ma non è prevista pioggia. Dopo un primo tratto un pò in salita, attraversiamo una zona dove sono presenti gli stessi alberi bassi del giorno prima, che sembrano privi di vitalità. Improvvisamente davanti a noi, si apre lo strapiombo sulla Cascata Margarita e, poco dopo, il Mirador Torre da cui iniziamo a vedere la montagna innevata. Proseguiamo in un boschetto e qui facciamo il primo incontro con la fauna locale. Ci troviamo di fronte una specie di bambi che, insieme ad altri escursionisti, osserviamo in religioso silenzio finchè non scompare tra gli alberi. Scopriremo solo dopo di essere stati super fortunati avendo incontrato un Huemul, cervo tipico della zona andina tra Argentina e Cile in via di estinzione di cui rimangono poche centinaia di esemplari. Un’emozione incredibile poterlo osservare a due passi da noi in tutta la sua eleganza! 

Il sentiero prosegue con poca pendenza, con alternanza tra boschi e prati fioriti. Per fortuna, grazie alle nuvole, non fa caldissimo e procediamo senza troppa fatica. Passo dopo passo, si fanno avanti le montagne innevate, uno spettacolo unico. Superato il km 5, dopo la Bifurcacion Madre y Hija, punto in cui sono presenti anche dei bagni, il percorso  è abbastanza pianeggiante e questo ci incoraggia ad arrivare alla fine. Il tratto che arriva sino al Campamento De Agostini fatto di boschi, prati e sassi costeggia il letto di un fiume che scorre impetuoso in tutta la sua potenza. Ecco la Patagonia che abbiamo sempre immaginato e che esiste davvero. Quella della natura sconfinata e selvaggia che si può ammirare in tutta la sua vastità e immensità. Quella dove, oltre a qualche escursionista sul tragitto, si è soli al suo cospetto. E, immersi in tutto ciò, nonostante il cammino, le batterie si ricaricano di energia positiva. Tra sassi e ciottoli sempre più grandi arriviamo al Campamento. 

Ormai manca 1km e non vediamo l’ora di vedere la laguna. E dopo un breve tratto in salita eccola che, chiusa tra le montagne circostanti, si apre all’improvviso davanti ai nostri occhi. La Laguna Torre ci incanta. Ci sono un pò di persone, ma sembra di essere da soli. Ci cattura, con il Cerro Torre alle sue spalle, il ghiacciaio, i blocchi di ghiaccio non ancora disciolti nel lago e uno squarcio nelle nuvole che sembra fatto apposta per farci ammirare la vetta aguzza di fronte a noi nella sua interezza. E anche se il sole non vuole proprio uscire, fa nulla. Siamo contenti lo stesso perchè la laguna con il riflesso delle montagne nell’acqua, è unica. Dopo la giusta pausa per pranzo e foto, ci rimettiamo in cammino per ritornare alla base. Sulla via del ritorno troviamo un pò di sole che però picchia, nonostante sia novembre. Il consiglio è come sempre di vestirsi a strati e di avere molta acqua con sè. In alcuni punti infatti, il caldo si avverte, nonostante l’ombra degli alberi. Ritornati verso le 16:30, lasciamo El Chalten, cittadina tranquilla che sembra davvero fatta a misura di trekker.

E così, nello specchietto retrovisore vedo l’imponente Fitz Roy e il Cerro Torre, allontanarsi. Montagne circondate solo dalla steppa patagonica e incorniciate dal blu intenso del cielo. Nel frattempo, quasi ancora nell’incredulità, si avvera un altro piccolo pezzettino di sogno: guidare sulla Ruta 40 sulle note di Hard Sun di Eddie Vedder, canzone che da tempo avevo sempre immaginato come colonna sonora del viaggio in Patagonia…Saluto così El Chalten, primo angolo di Patagonia dove abbiamo lasciato il cuore. Per noi però, è solo un arrivederci…<3


1 commento

Fertile G. · 29 Giugno 2020 alle 2:56 PM

Adoro! Il trekking è la mia passione! Prendo spunto e viaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.